Roma, 16 luglio 2016 – A pochi giorni dalla presentazione in Parlamento della proposta di legge sul riconoscimento dei casi uranio impoverito-militari, come una doccia fredda, arriva il ricorso in Cassazione contro la condanna in appello del ministero della Difesa per la morte del caporalmaggiore Salvatore Vacca.
“Un grave e imbarazzante scontro di poteri, ma anche una magra figura per la ministro della Difesa Roberta Pinotti, la quale meno di due mesi fa, in audizione davanti alla Commissione d’inchiesta uranio impoverito, si era personalmente impegnata a non opporre più resistenze dopo la sentenza della Corte d’Appello (in allegato, https://youtu.be/JV8cOVXNHGI), che aveva confermato la condanna del ministero della Difesa per non aver protetto adeguatamente il militare sardo morto nel 1999 dopo aver servito in Bosnia, riconoscendo così il nesso causale fra l’esposizione all’uranio impoverito nei Balcani e l’insorgere della malattia”. Così il senatore cinquestelle Roberto Cotti commenta la decisione dell’Avvocatura dello Stato di ricorrere in Cassazione contraddicendo le volontà della ministro Pinotti.
“Che autorevolezza politica può avere e mostrare di fronte al Paese e alle forze armate un ministro che non riesce ad imporre le proprie volontà e gli indirizzi del Governo agli uffici dello Stato?” E’ l’interrogativo che solleva Cotti, il quale aggiunge: “Il M5S chiederà che la ministro Pinotti ritorni ad informare nel dettaglio su quali procedure si siano innescate dopo la dichiarazione da lei rilasciata in Commissione uranio e perchè sia stata sostanzialmente smentita dall’Avvocatura dello Stato”.
Intanto, dopo un’attesa durata quasi tre mesi, è stato finalmente reso di pubblico dominio l’unico resoconto d’audizione dinanzi alla Commissione d’inchiesta che non era stato pubblicato, quello del Segretario generale della Difesa Carlo Magrassi (http://goo.gl/cYswuq). All’epoca dei fatti, con un comunicato al vetriolo, il presidente della Commissione Gian Piero Scanu aveva denunciato gli “atteggiamenti di chiusura di settori della Difesa, che cercano di sminuire l’impatto degli armamenti sulla salute del personale militare e della popolazione civile”, minacciando il ricorso a strumenti straordinari per acquisire le informazioni necessarie a far luce sui problemi che la Commissione è chiamata a risolvere. Più nello specifico, dalla lettura dei verbali d’audizione, si rileva che al generale Magrassi fu chiesto di riferire in ordine “ai risultati delle eventuali analisi ambientali effettuate durante le attività delle Forze armate, nonché di trasmettere o depositare, ove esistano, valutazioni di rischio ambientale eseguite nelle realtà fuori area”. Ebbene, nella lunga ed articolata replica del Segretario generale della Difesa non v’è stata alcuna risposta in merito.