Grave passo falso della Regione e di una classe politica miope che ha svenduto le ragioni di un popolo.
Siamo tornati indietro di 10 anni, in senso peggiorativo rispetto al protocollo d’intesa siglato con la Difesa nel marzo del 2007 (QUI: https://goo.gl/gRb9Tj https://goo.gl/hnMwLq), che produsse pochi risultati nonostante l’elevato numero di beni militari dichiarati dismissibili. Se poi dovessimo raffrontare l’elenco, le dimensioni, il numero e la qualità delle ipotetiche dismissioni contenute nel “Protocollo d’intesa Pigliaru”, tanto sbandierato in questi giorni come “storico” dal presidente della Regione, rispetto all’accordo definitivo sottoscritto da Soru nel 2008 (QUI: https://goo.gl/HnhpEk https://goo.gl/vsHXAR), sarebbe fin troppo facile etichettare come vero e proprio inganno dei sardi quanto oggi approvato dal Consiglio regionale. Infatti, è facilmente rilevabile come la grandissima parte dei beni del 2008 che si voleva trasferire alla Regione (per un valore all’epoca stimato in oltre 200 milioni di euro), siano ora spariti come d’incanto dalla bozza di intesa che si vuole sottoscrivere con il governo Gentiloni. Un’intesa sulle briciole, quindi. Dire che comunque ogni concessione sia meglio di niente, non serve a rilanciare con forza l’idea di liberare le nostre terre dalle servitù militari, per un utilizzo civile, produttivo, ambientalmente ed eticamente sostenibile. Il via libera alla sottoscrizione del protocollo d’intesa sulle servitù militari è un grave passo falso della Regione e di una classe politica miope che ha svenduto le ragioni di un popolo sull’altare del proprio interesse e futuro politico, per non dire prossimo elettorale. Cinquant’anni di battaglie e rivendicazioni buttati alle ortiche, vergogna.