Roma, 28 giugno 2017 – Oggi alla Camera dei deputati, la Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito ha svolto l’audizione dell’ex maresciallo della Guardia di Finanza Giuseppe Carofiglio. L’ex militare, all’epoca dei fatti in servizio presso la X Legione Guardia di Finanza di Napoli con la qualifica di Capo armaiolo, ha confermato quanto era trapelato nelle settimane scorse sulla stampa riguardo alla detenzione e uso di munizionamento all’uranio impoverito da parte dei militari. Secondo quanto documentato in audizione, con ampio materiale probatorio, il pericoloso munizionamento, dapprima custodito nel deposito della Marina militare di Montagna Spaccata (Napoli), senza peraltro risultare ufficialmente in carico nei registri militari.
A seguito dell’allarme e delle riserve manifestati dall’ex militare, i vertici del Comando Generale UGA avrebbero inviato un manuale operativo NATO sulla corretta custodia del munizionamento all’uranio impoverito e sui possibili rischi derivanti dall’utilizzo, salvo poi disporre precipitosamente per l’utilizzo e quindi smaltimento dello stesso in una esercitazione militare a mare (verosimilmente tra Ponza e Ventotene) di due pattugliatori della Guardia di Finanza, tenutasi nell’agosto del 1994. Una relazione dell’Agenzia nazionale per l’ambiente dell’epoca, depositata agli atti della Commissione, attesterebbe i livelli di radioattività di tale munizionamento. Sempre Carofiglio ha dichiarato che l’armamento all’uranio impoverito era contenuto in 20 casse, per un totale di 576 proiettili da guerra da 30 mm. e che le stesse riportavano sia il simbolo internazionale di rischio radioattivo che la provenienza, indicata nell’azienda italiana Breda Meccanica Bresciana di Peschiera del Garda (poi acquisita dall’ex Finmeccanica, oggi Leonardo, di cui il Ministero dell’economia è principale azionista).
“Sull’uranio impoverito sta finalmente emergendo la verità. Per 20anni i massimi vertici militari e governativi italiani ci hanno assicurato che il munizionamento contenente uranio impoverito era vietato e che comunque non sarebbe mai stato utilizzato in italia, ma quanto documentato oggi in Commissione d’inchiesta dimostrerebbe che hanno mentito al Paese”. Così il senatore del M5S Roberto Cotti, che aggiunge: “Sulla vicenda, da settimane, è agli atti del Senato una mia interrogazione parlamentare (https://goo.gl/GJNENK) su cui la ministro della Difesa si ostina a non rispondere. Forse per il troppo imbarazzo o per la paura di dover certificare che i suoi predecessori hanno mentito al Paese”