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Armi Finmeccanica violano embargo su Iran ?

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07608

Atto n. 4-07608

Pubblicato il 31 maggio 2017, nella seduta n. 834

COTTI , BERTOROTTA , CAPPELLETTI , CASTALDI , NUGNES , PAGLINI , SERRA , MONTEVECCHI – Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’interno e della difesa. –

Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

da notizie stampa apparse su “l’Espresso” on line del 30 maggio 2017, in un articolo dal titolo “MaltaFiles, così le armi di Finmeccanica sono finite in Iran nonostante l’embargo”, si apprende delle nuove rivelazioni dell’inchiesta internazionale sulle società con sede nell’isola e sul commercio di armamenti verso il regime degli Ayatollah, che vedrebbe coinvolta l’ex società italiana a controllo pubblico Finmeccanica, ora Leonardo SpA, con la mediazione di un uomo di Hezbollah;

finmeccanica-9-2secondo la dettagliata cronaca giornalistica, Mohsen Rezaian, 56 anni, ufficialmente commerciante in tappeti, da anni residente a Napoli, e Annamaria Fontana (arrestata a inizio anno dalla Procura antimafia di Napoli con l’accusa di aver venduto materiale bellico a Paesi sotto embargo), insieme al marito, l’ingegner Mario Di Leva, avrebbero fatto da intermediari, con un’architettura societaria complessa e triangolazioni in Paesi che non rispettano gli obblighi di embargo militare, per la vendita a Iran e Libia di armi fabbricate non solo in Ucraina, ma anche in Italia, e più precisamente di componenti dell’AW139 Agusta Westland (società controllata da Finmeccanica), un elicottero dual use utilizzabile per scopi civili e militari, la cui vendita all’Iran era ed è ancora proibita;

alle richieste di chiarimento inviate dal settimanale “l’Espresso” al gruppo Leonardo, l’azienda avrebbe risposto che dalle “verifiche del caso negli archivi contabili di Agusta Westland non risultano riferimenti ai fatti contestati”;

tuttavia, i documenti in possesso della stessa testata giornalistica indicherebbero che la vendita verso il Paese su cui vige l’embargo militare avrebbe avuto luogo;

durante le perquisizioni avvenute a casa di Di Leva, i finanzieri italiani avrebbero trovato prova di altri affari, avvenuti recentemente e con destinazione finale sempre in Iran e Libia, ovvero i Paesi più coinvolti nel traffico internazionale d’armi sull’asse Italia-Malta. In particolare, dai documenti analizzati da “l’Espresso” in tre mesi di lavoro sarebbe emerso, tra l’altro, anche un traffico di 50.000 kalashnikov e 105.000 mitragliatori prodotti in Cina e destinati, via Libia, ad alimentare i conflitti in corso in Iraq e in Congo. Un affare, scrive “l’Espresso”, “gestito dagli imprenditori toscani Ermete Moretti e Massimo Bettinotti, che conducevano le trattative dall’Italia tramite società maltesi costituite allo scopo di schermare conti bancari in Svizzera e in altri Stati”;

il Italia il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento è disciplinato dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, modificata dal decreto legislativo 22 giugno 2012, n. 105, ed integrata dal regolamento di attuazione di cui al decreto ministeriale 7 gennaio 2013, n. 19;

l’UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento), facente capo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è individuata quale autorità nazionale competente per il rilascio delle autorizzazioni per l’interscambio dei materiali di armamento e per il rilascio delle certificazioni per le imprese e per gli adempimenti connessi alla materia di cui alla legge n. 185 del 1990, e successive modificazioni e integrazioni;

l’autorità nazionale UAMA, fra l’altro, adotta atti di indirizzo, d’intesa con il Ministero della difesa, nelle materie di interesse di quest’ultimo, effettua l’attività di controllo nella fase preliminare e successiva all’esportazione dei materiali di armamento, anche attraverso verifiche ed ispezioni, esercitando poteri di vigilanza e sanzioni,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e se non ritengano opportuno accertare i fatti e la veridicità di quanto denunciato dalla stampa;

se gli armamenti e la componentistica, anche dual use, cui fa riferimento l’articolo di stampa abbiano ottenuto la regolare “licenza” all’esportazione;

come intendano intervenire, al fine di assicurare la dovuta trasparenza e il rispetto della legge n. 185 del 1990;

come sia giustificabile l’arrivo di componenti dell’AW139 Agusta Westland in Paesi sotto embargo militare.

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