Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03222
Atto n. 3-03222
Pubblicato il 13 ottobre 2016, nella seduta n. 700
COTTI , BLUNDO , CAPPELLETTI , PUGLIA , BERTOROTTA , GIARRUSSO
– Al Ministro della difesa. –
Premesso che:
in data 4 ottobre 2016 le agenzie di stampa “Nova” e “Il Velino” riportavano notizia dell’incontro svoltosi a Riad, in Arabia Saudita, tra la Ministra della difesa italiano, Roberta Pinotti, e il vice Principe ereditario e responsabile del Dicastero della difesa, Mohammed bin Salman. All’incontro di Riad avrebbero preso parte anche l’ambasciatore italiano in Arabia Saudita, Luca Ferrari, e il segretario generale del Ministero della difesa e direttore nazionale degli armamenti, Carlo Magrassi; secondo quanto riferiscono le agenzie, durante l’incontro si sarebbe discusso dello stato delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, con particolare attenzione al settore difesa e agli ultimi sviluppi della situazione in Medio Oriente;
il 4 ottobre 2016, l’Agenzia di stampa saudita “Saudi Gazette”, riferendosi al suddetto incontro, ha evidenziato che lo stesso è servito per discutere di “relazioni bilaterali e dei modi per migliorarle, soprattutto nel settore della difesa”, confermando, di fatto, quanto veniva riportato nel sito dell’Ambasciata italiana di Riad in una nota, in cui si legge che: “Nel corso dei colloqui sono state discusse le strategie per rafforzare le relazioni bilaterali tra Italia e Arabia Saudita nel settore della difesa”;
il Ministero della difesa, in una cronaca riportata sul sito del dicastero, informa che la visita ufficiale della Ministra della difesa in Arabia Saudita è stata l’occasione per parlare di sviluppo della cooperazione bilaterale, con un focus particolare sui settori della formazione e dell’addestramento militare. Inoltre, il sito del Ministero specifica che la conversazione avrebbe toccato l’analisi politico strategica e gli sviluppi della situazione nella regione, i rischi di instabilità e terrorismo e che tra i temi trattati vi sarebbe anche quello relativo l’impegno dell’Italia in Libia e il contrasto alle attività illegali di traffico di esseri umani nel Mediterraneo;
in data 7 ottobre 2016 la notizia è stata pubblicata anche su “Tactical Report”, sito specializzato in sicurezza e difesa nel Medio Oriente. Secondo questo, al centro dei colloqui tra la Ministra della difesa Roberta Pinotti e il vice Principe ereditario del Regno saudita, compare la questione riguardante i “contratti navali”;
considerato che:
a far data dal marzo 2015, con l’operazione denominata “Tempesta di fermezza” e per mezzo di armamenti forniti dall’Occidente, una coalizione militare composta da 9 Paesi arabi (Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan) ha avviato un conflitto armato in Yemen e sta operando attacchi aerei su villaggi e città, senza alcuna autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
l’intervento della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita ha provocato una catastrofe umanitaria senza precedenti, con oltre 6.000 morti, di cui più della metà tra la popolazione civile;
il Fondo delle nazioni unite per l’infanzia per l’infanzia (Unicef) ha dichiarato che gli attacchi militari uccidono o feriscono per lo meno 6 bambini ogni giorno in quello che è il Paese più povero del Medio Oriente;
l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha accusato la coalizione militare araba di essere responsabile del 60 per cento delle morti di 785 bambini;
l’incaricato speciale per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, nel rapporto ufficiale stilato per le Nazione Unite nell’ottobre 2015, riferisce di atrocità nel conflitto in corso, con 21 milioni di persone prive di accesso all’acqua;
un rapporto delle Nazioni Unite trapelato sulla stampa internazionale ha segnalato 119 azioni belliche della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, che potrebbero essere considerate violazioni del diritto internazionale, poiché si sarebbe trattato di bombardamenti multipli su obiettivi civili. In alcuni casi, continua il report, tali violazioni sono state perpetrate in maniera diffusa e sistematica, tanto da portare il gruppo di esperti sullo Yemen a chiedere al consiglio di sicurezza dell’ONU l’istituzione di una commissione d’inchiesta sullo Yemen;
il 16 novembre 2015 il Consiglio europeo si è detto estremamente preoccupato per l’impatto delle ostilità in corso nello Yemen, per gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, le strutture sanitarie, le scuole e gli impianti idrici, i porti e gli aeroporti, nonché per l’uso di edifici civili a scopi militari, per l’interruzione di servizi essenziali sulla popolazione civile e in particolare ai bambini, donne e altri gruppi vulnerabili; anche numerosi monumenti storici e siti archeologici sono stati distrutti o danneggiati dai bombardamenti aerei;
un rapporto di Amnesty International, datato 7 ottobre 2015, documenta prove schiaccianti di crimini di guerra in Yemen, attribuibili alla coalizione militare a guida saudita;
il rapporto 2015-2016 di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, documenta la brutale repressione dell’Arabia Saudita contro chi aveva osato chiedere riforme o criticare le autorità, ma anche i crimini di guerra nella campagna di bombardamenti in Yemen e l’ostacolo all’istituzione di una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto yemenita;
il direttore generale di Amnesty International – Sezione italiana, Gianni Rufini, nell’audizione tenutasi il 4 maggio 2016 dinanzi alla 4a Commissione permanente (Difesa) del Senato, ha denunciato da parte dell’Italia la violazione degli accordi internazionali e delle leggi nazionali sul commercio d’armi, sostenendo d’avere prova che le armi vendute dall’Italia siano utilizzate dall’Arabia Saudita negli attacchi contro la popolazione civile;
il portavoce di Amnesty International – sezione italiana, Riccardo Noury, dinanzi alla catastrofe umanitaria in atto in Yemen, ha formalizzato al Governo italiano innumerevoli appelli per l’istituzione di una commissione di inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen e la richiesta di sospensione immediata dei trasferimenti di armamenti;
l’organizzazione Human Rights Watch (HRW) ha documentato gravi violazioni del diritto internazionale da parte dell’esercito del regno saudita, sottolineando la necessità di aprire un’inchiesta indipendente sulle violazioni dei diritti umani, nonché l’immediata cessazione di ogni trasferimento di armamenti all’Arabia Saudita;
stando all’organizzazione Save the Children, in almeno 18 dei 22 governatorati del Paese, gli ospedali sono stati chiusi o gravemente danneggiati e, in particolare, 153 centri di assistenza hanno interrotto la distribuzione di generi alimentari a oltre 450.000 bambini, mentre 158 ambulatori hanno sospeso l’erogazione di assistenza sanitaria;
secondo l’UNICEF il conflitto in Yemen sta comportando gravi ricadute sull’accesso dei bambini all’istruzione, che ha smesso di funzionare per circa 2 milioni di minori, a seguito della chiusura di oltre 3.000 scuole;
considerato inoltre che, secondo quanto risulta agli interroganti:
il conflitto in corso nello Yemen, con riferimento ai bombardamenti, vede anche l’utilizzo di bombe MK82 e MK84 prodotte in Italia, a Domusnovas, in provincia di Cagliari, nello stabilimento della Rwm Italia SpA, società con sede legale in Ghedi (Brescia), appartenente al 100 per cento al gruppo tedesco Rheinmetall AG, mentre il traffico di bombe tra quest’ultima e la penisola araba è avvenuto in più occasioni con partenze dai porti industriali e civili di Cagliari e Olbia e dall’aeroporto civile del capoluogo sardo;
sono stati documentati fotograficamente, da diverse organizzazioni umanitarie, i resti di ordigni della Rwm Italia SpA, utilizzati in Yemen dalla coalizione militare guidata dall’Arabia saudita e riconducibili alla produzione sarda di Domusnovas, in ragione delle sigle identificative ivi riportate;
nel corso della seduta congiunta delle Commissioni Difesa del Senato e della Camera dei deputati, in data 18 maggio 2016, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale di squadra aerea, Enzo Vecciarelli, ha dichiarato che nel corrente anno transiteranno per le scuole di volo italiane allievi e/o istruttori provenienti dall’Arabia Saudita, Kuwait e Qatar;
tra i programmi intergovernativi di cooperazione militare, inoltre, rientra la partnership col consorzio europeo Eurofighter, per la produzione e vendita all’Arabia Saudita e Kuwait di cacciabombardieri Eurofighter Typhoon, attualmente usati dalla Royal Saudi Air Force nei raid in Yemen;
considerato altresì che:
la situazione nello Yemen comporta gravi rischi per la stabilità della regione, in particolare nel Corno d’Africa, nel Mar Rosso e nel resto del Medio Oriente;
l’Italia continua ad autorizzare il trasferimento di armi e articoli correlati verso l’Arabia Saudita, in violazione della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell’Unione europea dell’8 dicembre 2008 sul controllo delle esportazioni di armi, che esclude esplicitamente il rilascio di licenze relative ad armi da parte degli Stati membri, laddove vi sia il rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e per compromettere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali;
il 25 febbraio 2016 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla situazione umanitaria nello Yemen (2016/2515 RSP), nella quale, tra l’altro, si evidenzia come l’intervento militare a guida saudita nello Yemen, richiesto dal presidente yemenita, Abd Rabbuh Mansur Hadi, compreso l’uso di bombe a grappolo bandite a livello internazionale, abbia portato a una situazione umanitaria disastrosa, che interessa la popolazione in tutto il Paese, con gravi implicazioni per la regione in virtù della minaccia per la pace e la sicurezza a livello internazionale;
la risoluzione, nell’esprimere grave preoccupazione per gli attacchi aerei da parte della coalizione a guida saudita e il blocco navale da essa imposto allo Yemen, che hanno causato la morte di migliaia di persone, invita il vicepresidente della Commissione europea e Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ad avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’Unione europea di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale Paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all’Arabia Saudita violerebbe pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell’Unione europea dell’8 dicembre 2008;
l’export di armi da guerra italiane cresce non solo verso i Paesi che non sono in stato di conflitto, ma anche negli Stati che stanno combattendo conflitti armati. Nel 2014 il valore globale delle licenze di esportazione, con tanto di intermediazioni, aveva fatto marcare una cifra di 2,8 miliardi di euro. Nel 2015, si è registrato un aumento del 197,4 per cento nelle licenze di esportazione, per un totale di 7,8 miliardi per 2.275 autorizzazioni, contro le 1.879 del 2014;
a parere degli interroganti, di questa drammatica situazione il Governo italiano non può non essere a conoscenza, anche in virtù degli atti espressi in sede internazionale;
considerato infine che:
i principali mezzi di informazione hanno di recente dato notizia dell’apertura di un’inchiesta sull’esportazione in Arabia Saudita di ordigni prodotti in Italia, a Domusnovas, dalla Rwm SpA. L’ipotesi di reato, secondo la Procura di Brescia, è quella di violazione della legge n. 185 del 1990, che dispone il divieto di esportazione, transito, trasferimento intracomunitario e intermediazione di materiali di armamento a Paesi in stato di conflitto e i cui Governi siano responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani;
il 13 settembre scorso, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) ha espresso per voce del suo responsabile in Yemen, Jamie McGoldrick, forte preoccupazione per l’aumento delle vittime del conflitto tra i civili. Secondo l’organizzazione internazionale i continui attacchi contro i civili e le infrastrutture stanno distruggendo il tessuto sociale dello Yemen, aggravando la situazione umanitaria, soprattutto dal punto di vista medico;
l’8 ottobre 2016, i caccia della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita hanno attaccato a Sana’a, capitale dello Yemen, un salone per cerimonie e ricevimenti, in cui si stava svolgendo una veglia funebre, provocando la morte di non meno 160 persone e il ferimento di oltre 600;
conseguentemente, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein, ha rinnovato l’appello, affinché sia avviata un’inchiesta sui crimini di guerra nello Yemen. Secondo al Hussein, i Paesi che appartengono al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno contribuito ad un “clima di impunità” nello Yemen, non indagando in modo adeguato sui crimini che vengono commessi, mentre il segretario dell’ONU, Ban Ki-moon, denunciando l’accaduto, ha affermato: “Ci deve essere l’obbligo di rispondere della condotta scioccante di questa intera guerra” in Yemen (“Avvenire”, 1171072016) ;
la Ministra della difesa, intervistata il 9 ottobre 2016 dal “il Fatto Quotidiano” a Genova, ha dichiarato che la sua visita in Arabia Saudita non era finalizzata ad accordi militari e che il Ministero della difesa non si occupa dell’export di armi, poiché la competenza è del Ministero degli esteri;
la Ministra della difesa, rispondendo il 12 ottobre 2016 nel corso del question time alla Camera dei deputati, ha riferito che l’Arabia Saudita non è oggetto di alcuna forma di embargo, sanzione o restrizione internazionale, ONU o UE, nel settore delle vendite di materiale di armamento, ma che questo non vuol dire che il Governo non sia preoccupato per quello che sta avvenendo nello Yemen;
nella stessa occasione, la Ministra ha riferito come le licenze di esportazione di materiale di armamento siano disciplinate dalla legge n. 185 del 1990, la quale a sua detta prevede che il Parlamento sia puntualmente informato con una specifica relazione annuale relativa alle importazioni, esportazioni e transito di tale materiale, ciò al fine di consentire l’attività di verifica e controllo, e che le richieste delle imprese italiane sono gestite dall’Unità per le autorizzazioni di materiali d’armamento (Uama), che agisce caso per caso attenendosi alla normativa italiana, europea e internazionale, acquisito il parere finale del comitato consultivo di cui fanno parte rappresentanti di vari dicasteri;
risulta agli interroganti che numerose associazioni pacifiste e disarmiste, tra cui Rete Disarmo e Amnesty International, chiedono da tempo di essere ricevute dalla Ministra della difesa,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
in che cosa consistano le strategie per il rafforzamento delle relazioni tra l’Italia e Arabia Saudita nel settore della difesa, di cui si sarebbe dato corso durante i recenti colloqui svolti a Riad con i rappresentanti del Regno saudita;
in che cosa consistano gli accordi in materia di addestramento militare, che sarebbero stati avviati durante i recenti colloqui a Riad con i rappresentanti del Regno saudita;
se escluda che, durante detti colloqui a Riad, siano stati affrontati temi inerenti a futuri contratti navali di tipo militare;
quali iniziative si intendano intraprendere, al fine di concretizzare la dichiarata preoccupazione del Governo italiano per quello che sta avvenendo nello Yemen;
se risulti che, a seguito della relazione governativa annualmente trasmessa alle Camere, a posteriori, sulle licenze di esportazione di materiale di armamento, le stesse siano mai state convocate per esaminare e discutere la stessa;
se, nell’attività relativa alle richieste delle imprese italiane che operano sugli armamenti, gestita dall’Uama, il Ministero della difesa non faccia parte del procedimento, tanto da ricondurre esclusivamente al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale la totale responsabilità nella concessione dei nullaosta all’export di armamenti;
se corrisponda al vero, e per quali ragioni, che non intenda incontrare coloro che, nel nostro Paese, si battono per il rispetto dei diritti umani e la costruzione della pace;
se non ritenga di dover adottare un comportamento prudenziale, in relazione al commercio di armi, facendosi parte diligente per promuovere una iniziativa politica tesa a sospendere ogni esportazione di armamenti verso l’Arabia Saudita e gli Stati facenti parte della coalizione militare coinvolta nei conflitti in Yemen, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale, al fine di garantire la piena applicazione dell’articolo 11 della Costituzione, il rispetto della legge n. 185 del 1990, il Trattato sul commercio delle armi, nonché il rispetto della posizione 2008/944/PESC del Consiglio dell’Unione europea e la risoluzione del 25 febbraio 2016 approvata dal Parlamento europeo sulla situazione umanitaria nello Yemen (2016/2515 RSP);
se non consideri di dover sospendere i preannunciati addestramenti di piloti dell’Arabia Saudita, Kuwait e Qatar nelle scuole di volo militari del nostro Paese.