Roma, 3 agosto 2016 – Nel giorno in cui il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, viene ascoltato dalla Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, trapelano sulla stampa i resoconti dell’audizione del Annibale Biggeri, docente di Statistica medica all’Università di Firenze, e del dirigente dell’Arpas Massimo Cappai. Il primo, senza mezzi termini, denuncia su alcune aree del poligono di Teulada un eccesso di patologie e un indice di mortalità doppio rispetto alla media, “perché il Poligono è pieno di sostanze tossiche”.
E così Biggeri parla di risultati “clamorosi” e di “catastrofe” che avrebbe subito la popolazione. Il secondo, invece, riferisce del superamento delle soglie di cadmio, piombo, rame e stagno, ma non degli inquinanti più pericolosi. Perché? Semplice, due anni fa il governo Renzi ha equiparato le zone militari ai siti industriali. Effetto dirompente: le soglie di contaminazione del suolo sono state innalzate fino a 100 volte rispetto alle norme vigenti in precedenza. Poi, riferendosi ai famigerati missili Milan al torio 232, ritirati ufficialmente nel 2000 ma continuati ad usare per anni, impunemente, a Teulada, si scopre che 2700 di questi (su un numero complessivo di 4.242) non si sa bene che fine abbiano fatto. Dice Cappai: “Abbiamo provato a chiederlo in tutti i modi, quindi presumiamo che buona parte di questi sia stata recuperata durante le operazioni di bonifica e non sappiamo dove siano stati portati, chi li abbia manipolati, in che condizioni, dove e come, quindi quali siano stati realmente i rischi delle persone che si sono trovate a contatto con questo materiale, probabilmente inconsapevoli dei rischi”. In ultimo, candidamente, Cappai riferisce che a poche centinaia di metri dalle aree che ospitano i cannoneggiamenti e dove il tasso di mortalità è doppio rispetto all’atteso, durante le esercitazioni arriva un’onda d’urto di 80 decibel, il doppio di quanto le leggi consentano.
Pronta la reazione del senatore cinquestelle Roberto Cotti: “Di fronte all’evidenza dei problemi di inquinamento nei poligoni militari in Sardegna, anche se finora non sono stati individuati singoli responsabili, considerato il fatto che i Poligoni militari sardi sono utilizzati da forze armate sia italiane che di ogni parte del mondo, sui cui armamenti e munizioni utilizzate non possiamo avere certezza di assenza di conseguenze su salute ed ambiente, chiediamo al Presidente della Regione se ritenga di doversi occupare dei poligoni solo per auspicare contropartite economiche o di altro tipo alla pesante presenza degli stessi nell’isola, o se non ritenga di dover rivendicare tutta la propria autorevolezza per fermare esercitazioni militari comunque pericolose, liberando, previa adeguata bonifica, la Sardegna da pericoli per la salute e l’ambiente”.
“Viene da domandarsi – prosegue Cotti – come mai il presidente Pigliaru, analogamente al suo predecessore Cappellacci, abbia lasciato che il protocollo di intesa Stato-Regione del Marzo 2007 su dismissioni militari (quando l’attuale governatore sardo era assessore) finisse nel dimenticatoio, senza completare l’iter sui beni non più indispensabili alle forze armate. Il dialogo tra Regione Sardegna e ministero della Difesa cosa ha prodotto? A chi dobbiamo attribuire l’inerzia su nuove dismissioni? E che fine ha fatto la promessa di convocare la Conferenza regionale sulle servitù militari? Ma soprattutto, l’ordine del giorno n. 9, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale nel giugno del 2014, quello che impegnava il presidente Pigliaru a raggiungere – nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione – l’obiettivo della graduale dismissione dei poligoni militari, il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti, che fine ha fatto? Carta straccia? Due le cose: o si ha la forza, la volontà e le capacità di imporre allo Stato le sacrosante rivendicazioni di un’isola intera, oppure è meglio alzare bandiera bianca lasciando immediatamente il compito ad altri, ben più motivati e attrezzati”.
“Anche perché non dimentichiamo – conclude Cotti – che nel febbraio 2014, prima che venisse definitivamente approvato il Decreto legge che ha innalzato le soglie degli inquinanti nei poligoni militari a livello di quelle applicate per le aree Industriali, la Regione Sardegna prometteva fiamme e fuoco per fare modificare la norma in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali. Risultato? Zero assoluto, come al solito. Lo ricordo bene: in commissione Difesa del Senato il decreto in questione ha ricevuto il via libera con il voto favorevole del Pd e il mio, unico, contrario. Un partito, il Pd, che guida il Governo, il ministero della Difesa e la Regione Sardegna. Un partito, il Pd, che continua a baloccarsi tra promesse, accordi e patti che mai vedono concreta realizzazione”.