Roma 26 maggio 2016 – Questa mattina alla Camera, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito ha audito il ministro Difesa, Roberta Pinotti. L’esito dell’audizione è stato in gran parte deludente, però si è capito che la Difesa, pur con qualche apertura e limitata, probabile ma non certa concessione, non intende fare un passo indietro rispetto alle proprie peculiarità e ai compiti di istituto per la valutazione dei danni subiti dai militari impegnati in teatri militari ed addestrativi. Al massimo, sarà possibile innestare un elemento terzo, tecnico, di valutazione accanto a quello dei militari. L’unico elemento degno di considerazione risiede sulla manifesta contrarietà della Pinotti ad insistere sulle cause giudiziarie che vedono contrapposti i militari (colpiti da malattia) all’amministrazione militare, salvo registrare subito dopo la precisazione che tale impegno e volontà politica potrebbero anche non avere alcun effetto pratico nel caso in cui l’avvocatura di Stato si mette di mezzo. Insomma, una mezza beffa.
La parte più interessante dell’audizione è stata però quella che ha riguardato l’utilizzo di armi ad uranio impoverito nei poligoni italiani. La questione è stata sollevata dai cinquestelle Giulia Grillo e Gianluca Rizzo, dopo che la ministro, in apertura dei lavori, ha dichiarato che “l’Italia non ha mai acquisito nè mai utilizzato proiettili in uranio impoverito e mai si è fatto uso di tali proiettili nei poligoni nazionali: le approfondite analisi compiute anche da soggetti esterni all’amministrazione nelle aree esercitative nazionali hanno confermato l’assenza di tale materiale”.
Così, intervenendo in audizione, Giulia Grillo per il M5S: “Io non sono sicura di avere sentito correttamente quando lei ha detto che nei poligoni militari non si usano munizioni ad uranio impoverito…l’ha detto, lei? Quindi lei è sicura di questa affermazione…perchè qui abbiamo sentito dire molto altro e molto diversamente…”. Ancora dopo, sempre per il M5S, Gianluca Rizzo ha rincarato la dose, con un vero e proprio atto d’accusa: “Il ministro ha citato una sola volta il termine uranio, come se fosse stato deciso di censurare questo termine: li chiamate genotossici ambientali noti. Se è vostra intenzione alzare bandiera bianca ed affidare al parlamento la soluzione a questi problemi, noi ne saremo lieti, però avremmo gradito un mea culpa: voi non siete stati in grado di chiedere scusa per gli oltre 300 morti e 30mila malati causati da incurie nella gestione delle procedure di tutela del personale”.
In sede di replica il ministro della Difesa ha precisato che “la questione dell’uranio impoverito si riferisce alle armi che sono e sono state in dotazione delle Forze Armate italiane“. “Quello che io ho affermato – ha detto la Pinotti – non è che non è mai esistito l’utilizzo di uranio impoverito in teatri dove noi siamo stati, io sto dicendo che per quello che riguarda le armi che vengono usate nei nostri poligoni, le armi che sono state sempre in disponibilità delle Forze Armate italiane e che vengono attualmente utilizzate non sono armi che contengono questa….e questo è un dato oggettivo che io ho riportato“.
Nella migliore delle ipotesi quello della ministro Pinotti è un vero e proprio cortocircuito: nella peggiore si è trattato dell’ennesima truffa semantica. Sì, perché affermare che le Forze Armate italiane non abbiano mai utilizzato armi all’uranio impoverito non esclude che le stesse abbiano colpito i poligoni italiani, sardi in primis, dove si addestrano altre forze militari non italiane (quando non completamente noleggiati dalle stesse), con armi non italiane. Inoltre, sappiamo fin troppo bene che alla Difesa, per escludere l’ipotesi che sia stato utilizzato armamento all’uranio impoverito nei propri poligoni, basta una semplice autocertificazione delle Forze Armate. Insomma, l’ennesima barzelletta.
Riguardo al poligono del Salto di Quirra, in chiusura dell’audizione la ministro Pinotti ha dichiarato che anche la magistratura (inquirente o giudicante?) ha rilevato “l’inesistenza della questione”. Questione? Quale questione? Il ministro si è ben guardato dal precisare. E ancora: “Se non ricordo male c’è stata un’indagine della magistratura che aveva sequestrato l’area del Salto di Quirra proprio per verificare quale potevano essere i fattori di inquinamento ambientale e a fine di queste indagini ha detto che non c’erano problemi di questo tipo”. Tipo? Quale tipo? Non è stato possibile appurarlo. Poi il colpo di scena: “Sto parlando di un lavoro fatto dalla magistratura che ha concluso la propria indagine dissequestrano l’area e dicendo che non c’erano problemi di questo tipo“.
Detto della continua, imbarazzante imprecisione e genericità di parole, lo sa la nostra ministro della Difesa che il processo è ancora in corso?