Catania, 2/3 ottobre 2014
Sono qui, all’Assemblea parlamentare della NATO. Sto prendendo parte al seminario su conflitti e migrazioni nell’area del Medio Oriente e del nord Africa. Sono presenti numerose delegazioni. Ho preso la parola per dire che quasi tutte le crisi sono fortemente aggravate, se non causate, dalla presenza sul campo di potenti armi e mezzi militari, prodotti quasi sempre nei paesi più industrializzati e non nei paesi dove queste armi vengono usate. Poi ho fatto presente che introdurre sul campo di ciascuna crisi nuove armi, è come tentare di svuotare una vasca d’acqua senza chiudere il rubinetto che la riempie.
In ultimo, a conclusione del mio intervento, ho posto tre semplicissime domande, queste:
perché non si pensa mai a bloccare ovunque l’esportazione e la produzione di nuove armi?
Perché non si lancia una campagna mondiale per ritirare le armi esistenti, offrendo altro in cambio (infrastrutture, cibo, possibilità di autogoverno ecc., ovviamente prima che le crisi precipitino come in Iraq ed in Siria) ?
Perché non si pensa mai alla prevenzione delle crisi con metodi non armati e nonviolenti?
Ecco, questo è stato il mio intervento, il giorno dopo la Giornata internazionale della nonviolenza (2 ottobre, anniversario della nascita di Ghandi).